Pubblicare un racconto in Italia oggi è possibile, ma richiede consapevolezza. In un mercato dominato dal romanzo, i racconti continuano a essere percepiti come una forma minore, più difficile da vendere e distribuire (vedi Perché il racconto non è un genere minore). Eppure, chi scrive racconti sa bene quanto questa forma possa essere potente, essenziale, attuale
Le opzioni concrete per chi vuole pubblicare racconti sono le seguenti: case editrici indipendenti, riviste letterarie, concorsi e self-publishing.
Le strade per pubblicare racconti oggi
Case editrici che pubblicano racconti
Non tutte le case editrici rifiutano i racconti. Esistono realtà, spesso indipendenti, che hanno scelto di scommettere sulla narrativa breve. Sono poche, ma coerenti, e spesso legano il loro progetto editoriale a una forte identità culturale.
Tra queste, 256 Edizioni. Ci concentriamo esclusivamente su racconti italiani contemporanei, promuovendo l’idea che la forma breve meriti lo stesso rispetto del romanzo. Altre realtà, come Racconti Edizioni o Tetra Edizioni, si distinguono per cataloghi attenti alla forma breve e curata.
In ogni caso, inviare un racconto a una casa editrice richiede attenzione alle linee editoriali e un progetto coerente: spesso si pubblicano raccolte e più difficilmente testi singoli. È anche vero che molti autori affermati pubblicano le loro raccolte a carriera avviata. O ancora, una raccolta richiede un filo rosso che colleghi l’intero progetto.
Sotto questo punto di vista sembra più facile pubblicare, quindi, racconti singoli. Questi, però, a loro volta dovranno avere una voce e un’identità precisa se vogliono emergere.
Riviste letterarie
Le riviste sono uno dei canali più accessibili e stimolanti per chi scrive racconti. Rappresentano una palestra per autori emergenti, oltre a offrire visibilità in ambienti attenti alla letteratura contemporanea.
Alcuni esempi:
‘tina
Bomarscé
Clean
Malgrado le mosche
Risme
Piegàmi
Specularia
Pubblicare su una rivista permette di entrare in contatto con una community attiva. Spesso anche di partecipare a eventi, reading o laboratori collegati.
Concorsi letterari
Un’altra via percorribile sono i concorsi, che spesso includono una sezione per racconti singoli o raccolte. Alcuni sono dedicati interamente alla forma breve, altri offrono visibilità tramite antologie o premi in denaro.
Tra i più interessanti:
Premio Zeno
Premio Città di Como
Premio Calvino – pur orientato al romanzo, accetta raccolte strutturate di racconti lunghi
Leggere bene i bandi, verificare la reputazione del concorso e capire cosa succede dopo (pubblicazione, promozione, eventi) è fondamentale per non rimanere delusi.
Il self-publishing per racconti
Infine, l’autopubblicazione è una strada oggi più accessibile che mai. Piattaforme come Amazon KDP, Youcanprint, StreetLib o Lulu permettono di pubblicare con facilità, mantenendo il pieno controllo creativo.
Tuttavia, il self-publishing richiede un investimento in termini di editing, grafica, promozione e posizionamento. La forma del racconto, inoltre, soffre particolarmente l’assenza di un progetto editoriale forte. C’è il rischio che il singolo testo venga percepito come troppo “leggero”.
Funziona meglio se il racconto è parte di una raccolta, o se legato a un progetto personale coerente (newsletter, blog, social, ecc.).
Perché è (ancora) difficile pubblicare racconti?
Il mercato editoriale italiano è romanzo-centrico. E lo è da quasi un secolo. Le ragioni sono principalmente commerciali:
- I lettori percepiscono i racconti come “brevi” = “meno valore”
- Le librerie hanno poco spazio e privilegiano titoli “sicuri”
- I distributori faticano a promuovere raccolte di racconti, considerate (volutamente) meno redditizie
- Anche la critica spesso li ignora e non aiuta a rafforzare il concetto positivo della forma breve
Tuttavia, questa difficoltà nasconde un potenziale: chi scrive racconti lo fa per scelta, e chi li pubblica, anche. Ne nasce un mercato più consapevole, seppur piccolo.
Chi promuove davvero i racconti oggi?
La forma breve non è morta, anzi: vive di scelte editoriali radicali.
Le case editrici e le riviste che puntano sui racconti lo fanno con un lavoro di curatela culturale profondo. Costruiscono un pubblico, non lo inseguono. Scelgono l’identità narrativa prima del volume di vendite.
A differenza dei romanzi, che in quest’ottica semplificata si presentano come generalisti (purché sappiamo che all’interno degli stessi esistono generi con differenti pubblici), i racconti strizzano l’occhio ai lettori forti. Questi lettori spesso sono consapevoli nella ricerca di storie nuove e fuori dagli schemi.
Chi promuove davvero i racconti oggi:
- valorizza gli autori contemporanei
- lavora sulla qualità dell’oggetto libro
- ha interesse a costruisce una comunità viva attorno alla forma breve
In 256 Edizioni, ad esempio, promuoviamo solo racconti, offriamo spazio anche ad autori emergenti e cerchiamo di mantenere una forte coerenza grafica e narrativa. Non è un’anomalia: è una scelta culturale.
Pubblicare racconti in Italia oggi è difficile, ma non impossibile. Richiede conoscenza delle vie percorribili, cura nella proposta e consapevolezza della forma narrativa che si sceglie. Ogni strada, che sia editoria, riviste, concorsi o self, ha i suoi pro e contro. L’importante è sapere dove si vuole arrivare e con quale identità narrativa.
Noi consigliamo di partire dalle riviste, pubblicare per farsi conoscere da chi già lavora in questo settore. Studiare il panorama editoriale per individuare la giusta casa editrice che potrebbe pubblicare un tuo racconto.